William Shakespeare in italiano

Temat przeniesiony do archwium.
Fa pure del tuo peggio per sfuggirmi (Sonetto 92)
-William Shakespeare

Fa pure del tuo peggio per sfuggirmi,
tu in me vivrai per tutta la vita
e vita non durerà più a lungo del tuo amore,
perché sol da questo affetto essa dipende.
Quindi temer non devo il peggior dei torti
quando nel più piccolo la mia vita ha fine;
mi par di meritare miglior sorte
di quella che in balìa dei tuoi capricci.
Non puoi torturarmi con la tua incostanza
Perché nel tuo disdegno muore la mia vita:
o che beato titolo solo io posseggo,
felice del tuo amore, felice di morire!
Ma esiste felicità che nuvole non tema?
Tu potresti ingannarmi ed io non saperlo.


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Fa pure del tuo peggio per sfuggirmi (Sonetto 92)
-William Shakespeare

Fa pure del tuo peggio per sfuggirmi,
tu in me vivrai per tutta la vita
e vita non durerà più a lungo del tuo amore,
perché sol da questo affetto essa dipende.
Quindi temer non devo il peggior dei torti
quando nel più piccolo la mia vita ha fine;
mi par di meritare miglior sorte
di quella che in balìa dei tuoi capricci.
Non puoi torturarmi con la tua incostanza
Perché nel tuo disdegno muore la mia vita:
o che beato titolo solo io posseggo,
felice del tuo amore, felice di morire!
Ma esiste felicità che nuvole non tema?
Tu potresti ingannarmi ed io non saperlo.

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Quanto ancor piu' bella sembra la bellezza (Sonetto 54)
-William Shakespeare

Quanto ancor più bella sembra la bellezza,
per quel ricco ornamento che virtù le dona!
Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo
per la soave essenza che vive dentro a lei.
Anche le selvatiche hanno tinte molto intense
simili al colore delle rose profumate,
hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio
quando la brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli:
ma poiché il loro pregio è solo l'apparenza,
abbandonate vivono, sfioriscono neglette e
solitarie muoiono. Non così per le fragranti rose:
la loro dolce morte divien soavissimo profumo:
e così è; per te, fiore stupendo e ambito,
come appassirai, i miei versi stilleran la tua virtù

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Come un pessimo attore in scena (Sonetto 23)
-William Shakespeare

Come un pessimo attore in scena
colto da paura dimentica il suo ruolo,
oppur come una furia stracarica di rabbia
strema il proprio cuore per impeto eccessivo,
anch'io, sentendomi insicuro, non trovo le parole
per la giusta apoteosi del ritual d'amore,
e nel colmo del mio amor mi par mancare
schiacciato sotto il peso della sua potenza.
Sian dunque i versi miei, unica eloquenza
e muti messaggeri della voce del mio cuore,
a supplicare amore e attender ricompensa
ben più di quella lingua che più e piu' parlò.
Ti prego, impara a leggere il silenzio del mio cuore
è intelletto sottil d'amore intendere con gli occhi.

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Non ti angosciare per quello che hai commesso (Sonetto 35)
-William Shakespeare

Non ti angosciare più per quello che hai commesso
le rose hanno spine e fango le argentee fonti;
nuvole ed eclissi oscurano luna e sole
e nel più bel germoglio s'asconde orrido verme.
Ognuno di noi sbaglia ed anch'io m'inganno
giustificando le tue offese con analogie
umiliando me stesso per mitigar le tue mancanze,
scusando le tue colpe più di quanto sia l'offesa:
poiché porto attenuanti ai peccati dei tuoi sensi,
la tua parte avversa diventa tuo avvocato -
ed inizia contro me stesso un regolar processo:
tale è la lotta interna fra il mio amore e l'odio,
che fatalmente anch'io mi devo render complice
di quel caro ladro che inclemente mi deruba.

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Per quel giorno, se mai verrà quel giorno (Sonetto 49)
-William Shakespeare

Per quel giorno, se mai verrà quel giorno,
in cui ti vedrò accigliare ad ogni mio difetto,
e chiuderà il tuo amore il suo conto estremo
spinto a tal giudizio da sagge riflessioni:
per quel giorno in cui m'incontrerai da estraneo
senza volgere al mio viso il sole dei tuoi occhi,
e l'amor, mutato da quel era un tempo,
troverà ragioni di una certa gravità:
per quel giorno, dovrò cercare asilo
dentro la coscienza dei miei soli meriti,
e alzerò davanti a me questa mia mano
per parare quanto addurrai a tua ragione.
Per lasciar me miserabile tu hai la forza delle leggi
mentre io d'esser amato non posso vantar diritti.

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Che tu abbia lei non è tutto il mio tormento (Sonetto 42)
-William Shakespeare

Che tu abbia lei non è tutto il mio tormento
eppur si sa che l'ho teneramente amata;
ma che lei abbia te è quanto più m'accora,
una sconfitta in amore che mi brucia dentro.
Amabili colpevoli, così voglio scusarvi:
tu ami lei perchè ben sai ch'io l'amo;
e così per amor mio ella pure m'inganna
lasciando che il mio amico l'ami per amor mio.
Se perdo te, tal perdita è per lei un vantaggio
e se perdo lei, è il mio amico a trovar tal perdita:
entrambi vi trovate ed io vi perdo tutti e due
e voi, per amor mio, m'infliggete questa croce.
Ma eccone la gioia: lui ed io siamo una sol cosa:
o dolce inganno, ella dunque ama me soltanto.
Sonety Szekspira po włosku na tej stronie to jest po prostu REWELACYJNY POMYSŁ!!!
Pozdrawiam bardzo ciepło :*
Madzia
MAGDUNIA! I ja jestem ZAPIEKSZPIREM! Potem ja tez jestem REWELACYJNYM!@;-)))))hihihihihihihi!
Bocconcino!!!Dzięki, bo nieświadomie sprawiłaś mi wielką niespodziankę!Uwielbiam Szekspira, znam jego twórczość...a teraz jeszcze w moim kochanym języku!!!troppo piacere!!!!Pozdr:-)))
specialmente per Ania:


Io non sono come quella Musa (Sonetto 21)
-William Shakespeare

Io non sono come quella Musa
ispirata alla poesia da bellezze artefatte,
che usa come ornamento il cielo stesso
ed ogni beltà compara al suo splendore,
raggruppando in solenni paragoni
sole, luna, terra e del mar le ricche gemme,
i primi fiori dell'Aprile e quanto di prezioso
racchiude il firmamento in questa immensa volta.
Onesto in amore, permettete ch'io scriva il vero
e poi credetemi, il mio amore è bello quanto
il figlio di ogni madre, anche se non brilla
come quei lumi d'oro fissi nel firmamento:
lasciate esagerare chi ama frasi di grande effetto;
io non vanterò chi non intendo vendere.
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Il mio occhio si è fatto pittore (Sonetto 24)
-William Shakespeare

Il mio occhio si è fatto pittore e ha tracciato
la forma della tua bellezza sulla tavola del mio cuore.
Il mio corpo è la cornice in cui essa è tenuta,
e, fatta in prospettiva, essa è la migliore arte del pittore:
perché attraverso il pittore devi vedere la sua maestria,
per scoprire dove sia la tua fedele immagine dipinta,
che sempre pende nella bottega del mio petto,
nelle cui finestre si specchia il vetro dei tuoi occhi.
Ora vedi che bei servigi gli occhi hanno reso agli occhi:
i miei hanno ritratto la tua figura, e i tuoi per me
sono finestre sul mio petto, attraverso cui il sole
si diletta a sbirciare, per ammirare, là dentro, te.
Ma agli occhi manca l'abilità che dia grazia alla loro arte:
ritraggono solo ciò che vedono, non conoscono il cuore.
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Chi è in favore delle proprie stelle (Sonetto 25)
-William Shakespeare

Chi è in favore delle proprie stelle
si vanti di pubblico onore e superbi titoli,
mentre io, cui la sorte nega simili trionfi,
godo insperatamente chi maggiormente apprezzo.
I favoriti dei potenti schiudono i bei petali
soltanto come calendule allo splendor del sole,
è già sepolto in loro il loro proprio orgoglio
perché alla prima nuvola cade la loro aureola.
L'eroico combattente, famoso per valore
se dopo tante vittorie subisce una sconfitta,
per sempre vien radiato dall'albo dell'onore
e in più dimenticato ogni successo ardito:
felice sono io che amo e son riamato
dove l'amor non cambia né può esser ripudiato.
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Consunto da fatica, coro presto a leto (Sonetto 27)
-William Shakespeare

Consunto da fatica, corro presto a letto
caro ristoro al corpo distrutto dal cammino;
ma allor nella mia testa s'apre un'altra via
a stancar la mente or che il mio corpo ha tregua.
Svelti i miei pensieri da lontano ove dimoro
volgono in fervido pellegrinaggio a te
e tengono spalancate le mie palpebre pesanti
scrutanti quelle tenebre che il cieco sol conosce:
ma ecco che la vista immaginaria del mio cuore
presenta la tua ombra al mio sguardo senza luce,
che, simile a diamante sospeso nel buio più nero,
fa la cupa notte bella e il suo vecchio volto nuovo.
Così di giorno il corpo, di notte la mia mente
per colpa tua e mia non trovano mai pace.
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Come posso ritrovare la mia pace (Sonetto 28)
-William Shakespeare

Come posso ritrovare la mia pace
se il ristoro del sonno mi è negato?
Se l'affanno del giorno non riposa nella notte
ma giorno da notte è oppresso e notte da giorno?
Ed entrambi, anche se l'un l'altro ostili,
d'accordo si dan mano solo per torturarmi
l'uno con la fatica, l'altra con l'angoscia
di esser da te lontano, sempre più lontano.
Per cattivarmi il giorno gli dico che sei luce
e lo abbellisci se nubi oscurano il suo cielo:
così pur blandisco la cupa notte dicendo
che tu inargenti la sera se non brillano stelle.
Ma il giorno ogni giorno prolunga le mie pene
e la notte ogni notte fa il mio dolor più greve.
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Come posso cantare equamente i tuoi meriti (Sonetto 39)
-William Shakespeare

Come posso cantare equamente i tuoi meriti
se tu sei tutto il meglio di me stesso?
A cosa può servirmi la lode del mio io?
E se lodo te, cos'altro è se non l'elogio mio?
Anche per questo dobbiamo vivere divisi
e lasciar che il nostro amore perda la sua unita',
affinché con questa separazione io possa dare
quanto a te dovuto e che tu solo meriti.
O lontananza, quale tormento tu saresti,
se l'amaro ozio non m'accordasse la dolce libertà
di occupare il tempo in pensieri d'amore,
che dolcemente inganna sia tempo che pensieri,
e se non m'insegnassi come divider uno in due
lodando la presenza di chi in realtà è lontano.
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Lascia ch'io confessi che dobbiamo separarci (Sonetto 36)
-William Shakespeare

Lascia ch'io confessi che dobbiamo separarci
anche se il nostro amore è un uno indivisibile,
così quelle colpe che son soltanto mie
senza il tuo aiuto, le sopporterò da solo.
Nei nostri due amori vi è un comun sentire
anche se un'ingiustizia separa le nostre vite,
che pur non alterando il nostro sentimento
sottrae dolci momenti al piacere dell'amore.
Io non potrò mai più mostrar d'esserti amico
per timor che ti dian onta le mie colpe indegne,
né tu potrai onorarmi con palese simpatia
se non vorrai infamare la tua reputazione:
ma non rischiare questo: io ti voglio così bene
e ti sento tanto mio che mio è il tuo buon nome.

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I miei occhi e il cuore son venuti a patti (Sonetto 47)
-William Shakespeare

I miei occhi e il cuore son venuti a patti
ed or ciascuno all'altro il suo ben riversa:
se i miei occhi son desiosi di uno sguardo,
o il cuore innamorato si distrugge di sospiri,
gli occhi allor festeggian l'effigie del mio amore
e al fantastico banchetto invitano il mio cuore;
un'altra volta gli occhi son ospiti del cuore
che a lor partecipa il suo pensier d'amore.
Così, per la tua immagine o per il mio amore,
anche se lontano sei sempre in me presente;
perchè non puoi andare oltre i miei pensieri
e sempre io son con loro ed essi son con te;
o se essi dormono, in me la tua visione
desta il cuore mio a delizia sua e degli occhi.

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Qual è la tua natura, di che mai sei fatto (Sonetto 53)
-William Shakespeare

Qual è la tua natura, di che mai sei fatto
per essere scortato da tante ombre estranee?
Ognuno riflette solo l'unica sua ombra
e tu puoi, da solo, prestarti a tante ombre.
Si descriva Adone ed il suo ritratto
misera imitazione diventa di te stesso;
si sommi al volto d'Elena ogni bellezza rara
ed ancora appari tu dipinto in vesti greche:
si parli di primavera e di copiose messi,
la prima non è che l'ombra della tua bellezza,
le altre sembran solo tuo generoso dono;
e in ogni felice forma noi ti rivediamo.
Ogni bellezza esterna ha di tuo qualcosa,
ma per animo costante nessun con te s'accorda.
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Sei tu a voler che la mia immagine tenga aperte (Sonetto 61)
-William Shakespeare

Sei tu a voler che la mia immagine tenga aperte
le mie palpebre pesante nell'estenuante notte?
Sei tu a desiderare che i miei sonni siano rotti
da ombre a te sembianti che ingannano il mio sguardo?
È forse il tuo spirito che stacchi dal tuo corpo
e mando da lontano per spiare le mie azioni,
per scoprire in me ore frivole e vergogne,
bersaglio ed alimento della tua gelosia?
No, il tuo amore pur forte, non è tanto grande:
è il mio amore che ti tiene gli occhi aperti,
il mio devoto amore frusta il mio riposo
per esser sempre vigile al tuo fianco.
Per te rimango sveglio, mentre tu vegli altrove,
molto lontano da me, ad altri troppo vicino.

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Peccato di vanità domina i miei occhi (Sonetto 62)
-William Shakespeare

Peccato di vanità domina i miei occhi,
l'intera anima mia ed ogni mio latro senso;
e per questo peccato non v'è alcun rimedio,
tanto è radicato nell'intimo del mio cuore.
Penso che nessun volto sia gentile quanto il mio
Né forma più perfetta, o perfezione sì pregiata;
e al mio proprio merito attribuisco tal valore
ch'io supero ogni altro in qualsiasi campo.
Ma quando lo specchio mi svela come sono,
colpito e disfatto da consunta vecchiaia,
leggo al rovescio questo amore di me stesso:
sarebbe cosa infame amare quell'io che vedo.
Sei tu, il mio vero io, che elogio in vece mia,
rinverendo la mia età col colore dei tuoi anni.
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Che tu sia biasimato non sarà tua colpa (Sonetto 70)
-William Shakespeare

Che tu sia biasimato non sarà tua colpa,
il bello è sempre stato bersaglio di calunnia,
sospetto è l'ornamento di ogni cosa bella:
un corvo che si libra nel più azzurro cielo.
Se tu sei buono, la calunnia darà maggior risalto
al tuo immenso merito, ambito come sei dal tempo;
perché l'invidia è verme che ama teneri germogli
e tu ad essa porgi un fresco fiore immacolato.
Sei passato tra le insidie della tua verde età
Senza esserne travolto, o vittorioso, se assalito;
ma questa tua virtù non può essere sì virtuosa
da soffocar l'invidia più che mai sfrenata.
Se nessun sospetto oscurasse il tuoi splendore,
tu saresti il solo a regnar su ogni cuore.

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Perché il mio verso è sì' spoglio di moderni orpelli (Sonetto 76)
-William Shakespeare

Perché il mio verso è sì spoglio di moderni orpelli,
sì lunghi da varianti o improvvisi mutamenti?
Perché seguendo il tempo non dedico uno sguardo
a metodi nuovissimi e a ricerche originali?
Perché ancora scrivo sull'unico stesso tema,
limitando l'inventiva a un ben noto stile,
tanto che ogni parola quasi svela il mio nome
mostrando la sua origine e donde essa proceda?
Oh sappi, dolce amore, io sempre di te scrivo,
e tu e l'amore siete il mio costante tema:
così quanto posso fare è rivestir vecchie parole
spendendo ancor quelle ormai già dispensate:
come il sole è ogni giorno nuovo e vecchio,
così il mio amore ancor ripete quello che già disse.


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Finché fui il solo a ricorrere al tuo aiuto (Sonetto 79)
-William Shakespeare

Finché fui il solo a ricorrere al tuo aiuto,
soltanto la mia poesia ebbe il tuo gentil favore;
ma ora le mie attraenti rime sono decadute
e la mia musa stanca offre il posto a un altro.
È vero caro amore, il tema della tua bellezza
merita l'impegno di una penna ben più valida;
però quanto il tuo poeta di te scrive
a te lo ruba e di nuovo a te lo paga.
Virtù egli ti ascrive e sottrasse a tal parola
Alla tua onestà; bellezza egli ti accorda
E la trovò sulle tue guance; non può offriti
Altri meriti se non quelli che in te vivono.
Non ringraziarlo quindi per ciò che egli dice,
il suo è un restituire quanto gli hai pagato.

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Ti ho invocato così spesso Musa (Sonetto 78)
-William Shakespeare

Ti ho invocato così spesso Musa
ottenendo tal favore alla mia poesia,
che ogni altra penna ha seguito il mio costume
e diffonde i suoi versi in tuo servigio.
I tuoi occhi che erudiron il muto a spiegare il canto
E alla crassa ignoranza a volar sublime,
hanno aggiunto penne alle ali dei sapienti
e conferito doppia maestà alla grazia.
Però sii maggiormente fiero di quanto io compongo
Perché tua è l'ispirazione e da te è nata:
nei versi altrui tu non migliori che lo stile
e l'arte loro è favorita dalle tue dolci grazie.
Per me tu solo sei tutta la mia arte
Ed elevi a sapienza la mia rude ignoranza.

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Sii saggia quanto sei crudele, non pressar (Sonetto 140)
-William Shakespeare

Sii saggia quanto sei crudele, non pressar
la mia muta pazienza col tuo continuo sdegno
affinché il dolore non mi presti verbo e dica
il perché della mia amara pena.
Se potessi insegnarti un po' d'acume, ti converrebbe
amore, dirmi che mi ami, anche se non vero;
come a malati tremanti ormai prossimi alla fine,
vengon dette dai medici sol parole di speranza.
Perché se disperassi, senz'altro impazzirei
e nelle mia follia di te potrei dir male;
questo deviato mondo è oggi così perverso
che i più pazzi maldicenti trovan sempre ascolto.
Perché io non sia creduto, né tu sia calunniata,
ferma il tuo sguardo pur se il tuo cuore assente.

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È meglio essere colpevole che tale esser stimato (Sonetto 121)
-William Shakespeare

È meglio esser colpevole che tale esser stimato
quando non essendolo si è accusati d'esserlo;
e perso è ogni valor sincero perché creduto colpa
non dal nostro sentire, ma dal giudizio d'altri.
Perché mai dovrebbero gli occhi altrui adulteri
considerar vizioso il mio amoroso sangue?
Perché nelle mie voglie s'insinuan lascive spie
che a parer lor condannano quel ch'io ritengo giusto?
No, io sono quel che sono e chi mira
ai miei errori, colpisce solo i propri;
potrei esser io sincero e loro non dire il vero,
non venga il mio agir pesato dal loro pensar corrotto;
a men che non sostengano questo mal comune -
l'umanità è malvagia e nel suo mal trionfa.

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No, non dire mai che il mio cuore è stato falso (Sonetto 109)
-William Shakespeare

No, non dire mai che il mio cuore è stato falso
Anche se l'assenza sembrò ridurre la mia fiamma;
come non è facil ch'io mi stacchi da me stesso,
così è della mia anima che vive nel tuo petto:
quello è il rifugio mio d'amore; se ho vagato
come chi viaggia, io di nuovo lì ritorno
fedelmente puntuale, non mutato dagli eventi,
tanto ch'io stesso porto acqua alle mie colpe.
Non credere mai, pur se in me regnassero
tutte le debolezze che insidiano la carne,
ch'io mi possa macchiare in modo tanto assurdo
da perdere per niente la somma dei tuoi pregi:
perché niente io chiamo questo immenso universo
tranne te, mia rosa; in esso tu sei il mio tutto.
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Così ho rimproverato la violetta audace (Sonetto 99)
-William Shakespeare

Così ho rimproverato la violetta audace:
ladra soave, a chi rubasti quel dolce tuo profumo
se non al respiro del mio amore? Il purpureo orgoglio
che a color dimora sulla tua soffice corolla
è ovvio che l'hai presa dalle vene del mio amore.
Ho accusato il giglio di plagio della tua mano,
e dei tuoi capelli i fior di maggiorana;
le rose timorose si ergevan sulle spine,
una rosa di vergogna, l'altra di paura;
una terza, né rossa o bianca, entrambe avea rubato
e alla sua rapina aveva aggiunto il tuo respiro;
ma per quel furto, nel vigor della sua crescita,
vindice un verme la divorava a morte.
Altri fiori ho notato, ma non ne vidi uno
che non ti avesse tolto o il colore o il profumo.


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Vi è chi vanta la propria nascita, chi l'ingegno (Sonetto 91)
-William Shakespeare

Vi è chi vanta la propria nascita, chi l'ingegno,
chi la ricchezza, chi la forza fisica,
chi il vestire alla moda anche stravagante,
chi vanta falchi e cani e chi i cavalli.
E ogni temperamento ha una sua tendenza innata
in cui trova una gioia superiore al resto;
ma queste piccolezze non s'addicon al mio metro:
io tutte le miglioro in un solo immenso bene.
Per me il tuo amore è meglio di nobile natali,
più ricco della ricchezza, più fiero dell'eleganza,
di maggior diletto dei falchi o dei cavalli
a avendo te, di ogni vanto umano io mi glorio:
sfortunato solo in questo, che tu puoi togliermi
ogni cosa e far di me l'essere più misero.

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Quando avrai deciso di non stimarmi più (Sonetto 88)
-William Shakespeare

Quando avrai deciso di non stimarmi più
Ed esporrai i miei meriti al pubblico disprezzo,
contro me stesso combatterò al tuo fianco
e proverò che sei sincero pur sapendoti spergiuro.
Conoscendo a fondo ogni mia mancanza,
a tuo sostegno potrei portare a conoscenza
colpe nascoste di cui mi son macchiato,
affinché perdendomi tu possa averne gloria:
e in tal modo anch'io ne sarei gratificato:
perchè volgendo a te ogni mio pensiero d'amore,
le gravi accuse che imputerò a me stesso,
dando a te un vantaggio, doppio per me sarà.
Il mio amore è così grande, talmente ti appartengo,
che per la tua ragione sopporterò ogni torto.

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Un dì che il piccol dio d'Amore addormentato (Sonetto 154)
-William Shakespeare

Un dì che il piccol dio d'Amore addormentato
avea deposto accanto la torcia che i cuori infiamma,
parecchie ninfe che a castità s'eran votate
s'accostarono danzando; con virginea mano
la più bella delle caste s'impossessò del fuoco
che tante legioni di puri cuori avea scaldato;
e così il gran sovrano di passioni ardenti
fu mentre dormiva da vergin mano disarmato.
Ella spense la torcia in una vicina fredda fonte
che dal fuoco dell'Amore prese perpetuo ardore,
diventando un bagno e salutar rimedio
per uomini malati; ma io, della mia donna schiavo
là per guarire andai e solo questo posso dire:
fuoco d'Amor acqua riscalda, acqua non raffredda Amore.

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Dovrei paragonarti ad un giorno d'estate? (Sonetto 18)
-William Shakespeare

Dovrei paragonarti ad un giorno d'estate?
Tu sei ben più raggiante e mite:
venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
e il corso dell'estate ha vita troppo breve:
talvolta troppo cocente splende l'occhio del cielo
e spesso il suo volto d'oro si rabbuia
e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire
nè perdere possesso del bello che tu hai;
nè morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
perchè al tempo contrasterai la tua eternità:
finchè ci sarà un respiro od occhi per vedere
questi versi avranno luce e ti daranno vita.

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O crudele, come puoi dire che tanto t'amo (Sonetto 149)
-William Shakespeare

O crudele, come puoi dire che tanto t'amo
se sempre a mio sfavore prendo le tue parti?
Non penso forse a te, o tiranna ingrata,
quando per causa tua dimentico me stesso?
Chiamo forse amico qualcuno che ti odia
o lusingo forse che tu guardi con disdegno?
No, se il tuo sguardo mi minaccia, non volgo forse a me
quel desiderio di vendetta con sùbiti lamenti?
Quale merito potrei trovare in me
tanto superbo da disdegnare di servirti,
quando il meglio di me stesso adora le tue miserie
solo dominato da un cenno dei tuoi occhi?
Ma odia sempre, amore, ora conosco il tuo pensiero:
tu ami chi può vederti, ed io sono cieco.



buona lettura Aniu, saluti
bocconcino
wow!!! grazzie mille ancora volta!!!!beata serata!!!ciaooooo
Temat przeniesiony do archwium.

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